IPB (IPERTROFIA PROSTATICA BENIGNA)

Con il termine IPERTROFIA PROSTATICA BENIGNA (IPB) si intende un ingrossamento della prostata, una ghiandola dalla forma vagamente “a castagna” posta, nell’uomo, al di sotto della vescica. Assieme alle vescicole seminali, ha il ruolo fondamentale di contribuire alla formazione di liquido spermatico.

La patologia è nota anche con il nome di IPERPLASIA PROSTATICA, che sarebbe il termine più corretto: il disturbo non è causato infatti da un aumento di volume delle cellule ghiandolari (ipetrofia) ma da un aumento del loro numero (iperplasia).

L’incremento delle cellule prostatiche si verifica solitamente nella ZONA CENTRALE dell’organo, ed è tale da aumentare il volume prostatico fino a più di 40 cc.

Sintomi

L’IPB è un disturbo molto fastidioso che genera una sintomatologia tipica, dovuta anche alla stretta vicinanza della ghiandola con la vescica:

  • Ritenzione urinaria acuta
  • Pollachiuria (aumento della frequenza delle minzioni e del desiderio di urinare)
  • RUA: ritenzione urinaria acuta
  • Prostatite dolorosa
  • Pielonefriti

 Fattori di rischio

  • Età > 50 anni: è una patologia tipica dell’uomo di una certa età
  • Alterazioni ormonali: si pensa che la prostata aumenti di dimensione per effetto progressivo della produzione di testosterone
  • Dieta a ricca di grassi e a basso contenuto di fibre

Diagnosi

  • Esame digitorettale: la prostata è perfettamente palpabile attraverso l’esplorazione rettale, manovra che permette di sentire anche la presenza di eventuali noduli e quindi di diagnosticare precocemente un cancro della prostata
  • Esame del PSA (Antigene Prostatico Specifico): è un antigene prodotto dalla prostata, in maggior quantità quando questa è ingrossata (a partire da 1,4 ng/ml è patologico).

I suddetti sono i due esami fondamentali da condurre, a cadenza annuale, per valutare la progressione della malattia.

A questi esami può essere associata l’ecografia transrettale.

Altri esami (uroflussometria, cistoscopia ed esame delle urine con valutazione della creatinemia) servono a dare informazioni in più sull’entità del disturbo e a valutare se sia presente un coinvolgimento delle vie urinarie alte (calcoli, stenosi, neoplasie vescicali), perciò solitamente non vengono effettuati di routine. Si tratta invece di esami di secondo livello utilizzati per definire meglio la situazione patologica.

Sarebbe buona norma che tutti gli uomini, a partire dai 40 anni, effettuassero gli esami di routine con cadenza annuale.

Terapia

MEDICA:

  • Inibitori alfa-1-adrenergici
  • 5-alfa-reduttasi (associata agli inibitori alfa-1-adrenergici nei casi più gravi)

CHIRURGICA:

In caso di fallimento della terapia medica nel tenere a bada i sintomi, viene eseguita più frequentemente la TURP (Resezione Prostatica TransUretrale) che prevede la rimozione del tessuto ipertrofico per via endoscopica. Altrimenti, può essere utilizzata la più rapida tecnica TUIP (Incisione Prostatica TransUretrale), che prevede invece l’uso di un elettrodo per incidere la prostata senza asportare il tessuto adenoide (della ghiandola). Si attua in caso di prostata di peso < 30 g. L’effetto collaterale più importante di entrambe le tecniche è l’emorragia.

Per questo, oggi vi è la possibilità di utilizzare anche tecniche laser di vaporizzazione prostatica come la KPT,  a luce verde, che riducono il rischio di emorragia e sono perciò consigliate nei pazienti a rischio. L’effetto collaterale principale è però il rischio di reintervento, specialmente nelle ipertrofie molto voluminose.

Per ovviare alle complicanze delle tre tecniche descritte, è oggi disponibile la HoLEP (Holmium Laser Enucleation of Prostate), una tecnica che permette l’enucleazione totale dei lobi prostatici attraverso due fasi: la prima, chiamata Enucleazione, consiste nell’incidere l’adenoma facendolo scivolare nella vescica in un unico blocco o a pezzi, mentre la seconda, chiamata Morcellazione, consiste nel la frammentazione ed exeresi del tessuto enucleato. Effetti collaterali di questa tecnica sono: emorragia urinaria (ematuria), dolore post-operatorio e lesioni dei tessuti operati.

Associazione con carcinoma prostatico

Nonostante le credenze, tra IPB e carcinoma prostatico non esiste una correlazione. E’ però possibile che le due patologie si presentino insieme, e che la seconda venga diagnosticata accidentalmente durante gli esami di controllo per la prima (10-15% dei casi).

Normalmente IPB e carcinoma prostatico vengono rilevati in due zone differenti della ghiandola prostatica:

  • IPB nella zona centrale (come già detto)
  • Il carcinoma nella zona periferica

Fattori di rischio del carcinoma prostatico

  • Età > 50 anni
  • Familiarità
  • Elevati livelli di testosterone e di IGF-1
  • Obesità
  • Dieta ricca di grassi animali e povera di fibre
  • Deficit di vitamina D
  • Deficit di selenio
  • Razza nera
  • Fumo
  • Alcol
  • Vasectomia
  • Ingestione di tossine, fumi e diossine

Diagnosi di carcinoma prostatico

Esami di primo livello:

  • Esame digitorettale
  • Dosaggio del PSA

Esami di secondo livello:

  • Ecografia
  • Biopsia prostatica

Sintomi

  • Il cancro in fase precoce è del tutto asintomatico

In seguito compaiono:

  • Sintomi sovrapponibili alla IPB: pollachiuria, nicturia, disuria, diminuzione del getto urinario (più frequenti)
  • Dolore perineale
  • Dolore osseo dovuto a metastasi
  • Alterazione della funzione erettile
  • Anuria ostruttiva (mancanza di getto urinario)
  • Ematospermia (sangue nello sperma)
  • Stenosi uretrale
  • Parestesie e deficit motori degli arti inferiori
  • Incontinenza fecale o urinaria

I sintomi citati sono però RARI e compaiono solo in caso di cancro molto avanzato. Normalmente non esiste possibilità di distinguere tra i sintomi del carcinoma e quelli della IPB e la diagnosi differenziale può essere condotta solo attraverso gli esami di primo e secondo livello. Ciò rende ancor più importarte sottoporsi a esami di controllo dopo una certa età, per identificare precocemente un carcinoma.

Informazioni aggiornate al 26 settembre 2016

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