Stenosi mitralica

E’ una malattia caratterizzata da alterazioni della valvola mitrale (quali fusione e retrazione delle corde, ispessimento e adesione dei lembi con possibili calcificazioni) con conseguente riduzione dell’area valvolare.

Cause:

La causa principale è la malattia reumatica per streptococco ß- emolitico del gruppo A che infetta in primo luogo le tonsille, e dopo qualche settimana appaiono manifestazioni infiammatorie a carico di rene, cuore e articolazioni perché il germe avvia un processo autoimmune.
Il cuore è interessato in toto e si ha un’endocardite associata a miocardite e pericardite (l’endocardite può essere anche una complicanza della stenosi).

La valvola un aspetto a imbuto con la base verso l’atrio, che si presenta dilatato per compensare dell’aumentata pressione fra atrio e ventricolo, e questo lo rende sede di trombi, specie nell’auricola.

La pressione transvalvolare è aumentata, in proporzione al grado di stenosi. Il flusso è tanto più veloce quanto maggiore è il restringimento. Aumentando la portata (data da Q x f dove Q è la gittata e f la frequenza), il flusso aumentare anch'esso attraverso un aumento dela frequenza cardiaca, il che porta a riduzione della diastole.

In più, l'aumento di pressione in atrio sinistro genera ipertensione anche a livello polmonare. Quando la pressione nei capillari polmonari supera 25 mmHg, il liquido inizia a trasudare: edema polmonare acuto con dispnea da sforzo. All'inizio l'ipertensione è dovuta a costrizione arteriolare, ma in seguito a vasculopatia polmonare.

Il ventricolo destro si trova a lavorare contro pressioni elevate e si ipetrofizza portando all'insufficienza tricuspidalica, alla dilatazione dell'atrio destro e alla congestione venosa sistemica.

Dunque, le vene polmonari sono dilatate e le arteriole possono presentare ostruzioni per iperplasia di media e intima, in seguito all' ipertensione polmonare.

Il ventricolo e l'atrio destro sono dilatati anche loro, come già detto, e vi sono segni di stasi venosa cronica a carico del fegato. La tricuspide presenta insufficienza e vi è anche scompenso congestizio.

Un’eccessiva pressione polmonare infatti, grava sul ventricolo destro che lavora contro resistenze elevate, e quindi si ipertrofizza.

Un aumento delle resistenze pre-capillari, tuttavia, riduce la portata eliminando i segni e sintomi polmonari, ma aumenta quelli da ridotta gittata e da stasi venosa sistemica: si manifestano astenia, turgore giugulare, epatomegalia, edemi declivi e ascite.

Facendo un riepilogo, i sintomi sono:

- dispnea da sforzo (la congestione fa diminuire la compliance polmonare)

- ortopnea (dispnea che si risolve in piedi)

- dispnea parossistica notturna

- edema polmonare acuto

- emoftoe per ipertensione delle vene bronchiali che fanno fuoriuscire sangue quando si rompono

- suscettibilità a bronchite per aumento delle secrezioni mucose bronchiali

Complicanze

- aritmie

- fibrillazione atriale ed embolie

Segni

Rullio (soffio) diastolico con rinforzo presistolico che manca qualora insorga fibrillazione atriale: è generato dalla contrazione dell’atrio alla fine della diastole, la quale causa aumento di flusso nella stenosi; schiocco d’apertura protodiastolico irradiato alla punta e al mesocardio (sede di auscultazione della mitrale).
Onda P dell’ elettrocardiogramma bifida, di durata aumentata per via della stenosi.

Diagnosi

- ECG: onda P bifida e di durata aumentata

- RX

- Ecocardiografia

- Cateterismo cardiaco che ci dice l’ area valvolare

Terapia

1) profilassi della febbre reumatica (somministrazione prolungata di antibiotici e antinfiammatori)

2) prevenzione dell’embolia (con anticoagulanti orali e dicumarolici) e della fibrillazione atriale (con antiaritmici e cardioversione elettrica; se la fibrillazione atriale è insorta da poco, bisogna stare attenti a fare la cardioversione perché la trombosi atriale può far venire un’embolia durante questa manovra: bisogna dare prima anticoagulanti e digitalici, ß-bloccanti o calcio-antagonisti nella fibrillazione cronica;  ablazione del nodo atrio-ventricolare con catetere a radiofrequenze e inserimento di pacemaker ).

3) terapia dei disturbi legati alla congestione venosa polmonare: diuretici e limitazione di Na+ nella dieta; i pazienti con segni di congestione sono in III classe NYHA, per cui vanno avviati a terapia chirurgica e valvuloplastica cutanea.

Fonte di informazione:

Riassunto dal "Manuale di malattie cardiovascolari" della Società Italiana di Cardiologia, Centro Scientifico Editore, sezione III, capitolo 14. E-book reperibile sul sito: http://www.sicardiologia.it/Sito/manualeMalattieCardiovascolari.asp.